In un momento in cui la transizione ecologica rischia di impantanarsi tra polarizzazioni ideologiche e promesse disattese, Il Tempo accende un confronto aperto e concreto tra politica e imprese, in un evento pensato non per confermare tesi, ma per porre domande difficili. Il titolo stesso “Il futuro è ancora verde?” suona più come una provocazione che come un’affermazione.
Il convegno, tenutosi il 3 giugno 2025 all’Ara Pacis di Roma, ha messo al centro la sostenibilità e il Green Deal europeo, ma lo ha fatto partendo da un approccio nuovo: «meno dogmatismo, più pragmatismo economico» si leggeva nella presentazione dell’iniziativa. A moderare e guidare il dibattito è stato il direttore del quotidiano romano, Tommaso Cerno, che ha anche intervistato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’obiettivo? Capire se l’Italia sia davvero pronta a una transizione energetica “efficace, anche se leggera”, come suggerito dalle parole del ministro. Ma soprattutto indagare su quale sia il ruolo possibile dell’informazione nel ridurre la distanza tra i proclami delle strategie ambientali e le necessità industriali del Paese.
L’impostazione voluta da Il Tempo ha dato spazio a un confronto tra voci eterogenee, dai vertici di Enel, Eni e Barilla fino a Renexia e Atac, con l’obiettivo di favorire un dialogo autentico tra settore pubblico e privato, indispensabile per individuare soluzioni concrete e sostenibili.
Non si è trattato di un semplice evento celebrativo. Il calendario ha voluto che si tenesse in prossimità della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno, ma lo spirito era tutt’altro che simbolico. Nell’Italia che affronta un cambiamento epocale, Il Tempo si è proposto come spazio civico, giornalistico e culturale per affrontare il futuro con lucidità.



